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PostSubject: La mia pratica Buddista   La mia pratica Buddista Icon_minitimeThu Feb 12, 2009 9:37 pm

In che cosa consiste la pratica buddista?
Tre sono gli elementi fondamentali nella pratica del Buddismo: fede, pratica e studio. Sono gli elementi principali per sviluppare l’innata condizione illuminata, o Buddità, e tutti e tre sono essenziali per sperimentare la prova concreta della trasformazione.

Fede. Nel Buddismo, la fede si basa sull’esperienza individuale e concreta. Il Buddismo di Nichiren Daishonin pone l’accento sulla “prova concreta” e sull’aspetto dinamico della fede.

Pratica. La pratica nel Buddismo di Nichiren Daishonin si divide in due parti: pratica per sé e pratica per gli altri. La pratica per sé è la recitazione di Nam-myoho-renge-kyo (Daimoku) e di due capitoli principali del Sutra del Loto (Gongyo). La pratica per gli altri consiste nel diffondere il messaggio buddista offrendo agli altri uno strumento per migliorare la loro vita, è un mezzo anche per sviluppare la compassione individuale.

Studio. Per acquisire fiducia nell’insegnamento buddista, è essenziale studiare. Nichiren Daishonin, il fondatore di questa scuola, ha lasciato molte lettere ai discepoli che vengono studiate con attenzione ancora oggi.


Last edited by BOLLICINA on Thu Feb 12, 2009 10:09 pm; edited 1 time in total
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PostSubject: Re: La mia pratica Buddista   La mia pratica Buddista Icon_minitimeThu Feb 12, 2009 9:40 pm

Il Buddismo di Nichiren


DaishoninNichiren Daishonin è considerato un grande riformatore del Buddismo medievale giapponese.

La sua dottrina si basa sul Sutra del Loto, propagato da Shakyamuni, e su gli insegnamenti di T'ient-t'ai (538-597) e Dengyo (767-822), filosofi rispettivamente cinese e giapponese.

Nel 1253, all'età di 32 anni Nichiren inizia a propagare Nam-myoho-renge-kyo delle tre grandi Leggi segrete (l'oggetto di culto, l'invocazione e il santuario), affermando che questa pratica fondamentale è l'unica via per ottenere l'illuminazione nell'Ultimo giorno della Legge, ovvero nel periodo che ha inizio duemila anni dopo la morte di Shakyamuni.

Nel 1279 iscrive il Gohonzon, l'oggetto di culto in forma di mandala da affidare ai suoi seguaci. Il Gohonzon è considerato la materializzazione di Nam-myoho-renge-kyo.

L'essenza del Buddismo di Nichiren sta nella recitazione di Nam-myoho-renge-kyo di fronte al Gohonzon. Nam-myoho-renge- kyo indica la verità universale o natura di Budda. Recitare Nam-myoho-renge-kyo significa evocare e attivare questa Buddità, come se si mettesse in moto un meccanismo interno per rivelare la condizione di Budda in modo naturale.

L'innovativo concetto di Nichiren sull’ottenimento della Buddità sottolinea la possibilità dell'illuminazione immediata: poiché il Gohonzon materializza la natura illuminata della propria vita, recitare Nam-myoho-renge-kyo di fronte al Gohonzon significa coltivare e utilizzare la propria Buddità.
La pratica di recitare Nam-myoho-renge-kyo di fronte al Gohonzon è un processo continuo, volto a trasformare lo stato potenziale della Buddità in una condizione concreta.

L'impegno a sviluppare la propria natura di Budda recitando Nam-myoho-renge-kyo di fronte al Gohonzon assume anche il carattere di una sfida contro il proprio karma negativo.

La pratica quotidiana della recitazione di Nam-myoho-renge-kyo di fronte al Gohonzon è integrata dalla recitazione di parti del Sutra del Loto (Gongyo) dove si afferma che la natura di Budda è inerente a tutti gli esseri umani.

La pratica buddista non può essere solo rivolta a se stessi ma deve indirizzarsi alla felicità di tutti gli esseri, dell'ambiente e della società intera. Centrale è infatti il concetto di compassione. “Ciò che dai a un altro diventerà il tuo stesso nutrimento - commenta il Daishonin - se accendi una lanterna a un'altra persona, la sua luce illuminerà anche il tuo cammino”.

Attraverso la quotidiana pratica buddista ogni persona può quindi intraprendere la sua riforma interiore e, su questa base, operare per la realizzazione di una società pacifica.
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PostSubject: Re: La mia pratica Buddista   La mia pratica Buddista Icon_minitimeThu Feb 12, 2009 9:42 pm

Gongyo e Daimoku


La recitazione di Nam-myoho-renge-kyo (Daimoku), che è il nome della Legge mistica che regola la vita nell’universo, è la pratica fondamentale. Quando invochiamo il nome della Legge mistica, armonizziamo le nostre vite al ritmo perfetto dell’universo; il risultato è un accresciuto stato vitale, saggezza, compassione e buona fortuna per affrontare le sfide della vita.

La recitazione deve essere fatta con ritmo dinamico, anche se la mente vaga è importante cercare di essere concentrati concentrandosi sul suono e sul ritmo. La recitazione è una preghiera e in quanto tale va affrontata con serietà e con un atteggiamento dignitoso. La preghiera è il mezzo per attingere alla Legge della vita presente in ognuno di noi.

Un altro aspetto importante della pratica è la recitazione di un libretto (Gongyo) dove sono raccolti alcuni brani del Sutra del Loto che spiegano che ogni individuo ha dentro di sè il potenziale per l’illuminazione e che la vita è eterna. Perché proprio il Sutra del Loto? Perché, propagato da Shakyamuni (o Siddharta) nel 500 a.C., contiene principi rivoluzionari rispetto agli insegnamenti precedenti; infatti si passa dalla concezione del Budda storico, da cui prendere esempio, alla rivelazione di una condizione vitale positiva fatta di gioia, libertà, compassione, uguaglianza presente dovunque e in particolare in ogni essere umano.

E' importante recitare Nam-myoho-renge-kyo tutti i giorni. Nam-myoho-renge-kyo è il nome della Legge mistica che regola la vita nell’universo. Quando invochiamo il nome della Legge mistica, armonizziamo le nostre vite al ritmo perfetto dell’universo; il risultato è un accresciuto stato vitale, saggezza, compassione e buona fortuna per affrontare le sfide della vita.

La traduzione di Nam-myoho-renge-kyo è:

Nam. Dedizione. Dedicare la vita a questa Legge attraverso la fede, la pratica e lo studio, permette di risvegliare la condizione vitale di Budda, o illuminazione, dentro di noi.

Myoho. Legge mistica. Come Nichiren Daishonin spiegò in uno dei suoi scritti: “Cosa significa quindi myo? E’ semplicemente la misteriosa natura della nostra vita di attimo in attimo, che la mente non riesce a comprendere o le parole ad esprimere. Quando guardiamo nella nostra mente in qualunque momento, non percepiamo colore o forma che confermi che esiste. Tuttavia non possiamo ugualmente dire che non esista, dato che molti pensieri diversi si presentano continuamente. Non si può considerare se la mente esiste o meno. La vita è davvero una realtà sfuggente che trascende sia le parole che i concetti di esistenza e non esistenza. Non si tratta né di esistenza, né di non esistenza, però manifesta le qualità di entrambe. E’ l’entità mistica della Via di Mezzo, che rappresenta la realtà ultima. Myo è il nome dato alla natura mistica della vita, e ho alle sue manifestazioni”.

Renge. Letteralmente, “fiore di loto”, che nello stesso momento produce semi e fiorisce. Esso rappresenta la simultaneità di causa ed effetto. Attraverso pensieri, parole e azioni si pongono cause, e simultaneamente nella profondità della vita vengono registrati anche gli effetti, effetti che divengono visibili quando si incontra la giusta causa esterna.

Kyo. Suono o insegnamento. E’ la trasmissione dell’insegnamento del Budda.
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PostSubject: Re: La mia pratica Buddista   La mia pratica Buddista Icon_minitimeThu Feb 12, 2009 9:44 pm

Il Sutra del Loto
Gli insegnamenti di Shakyamuni sono registrati in un enorme corpus di testi, noti come sutra. Il modo in cui la filosofia del Buddismo viene presentata all’interno dei sutra è estremamente variegato.
Nel corso dei cinquant’anni in cui Shakyamuni condivise i suoi insegnamenti con la gente, egli viaggiò in lungo e in largo per l’India. Invece di esporre la propria filosofia in maniera sistematica, il suo insegnamento di solito assumeva la forma di un dialogo: incontrando persone dalle origini più disparate – dai ministri di stato a uomini e donne analfabeti – cercò di rispondere alle loro domande e ai loro dubbi. Soprattutto cercò di fornire risposte alla domande fondamentali dell’esistenza umana: perché siamo nati e dobbiamo affrontare le inevitabili sofferenze legate a nascita, malattia, vecchiaia e morte?

I sutra vennero composti negli anni successivi alla morte di Shakyamuni; si pensa che il Sutra del Loto sia stato composto tra il primo e il secondo secolo dopo Cristo. In sanscrito è noto come il Saddharma-pundarika-sutra (lett.: “Sutra del Loto della Legge meravigliosa”). Come molti sutra Mahayana, il Sutra del Loto si estese fino all’Asia Centrale, la Cina, la Corea e il Giappone. Arrivato in origine in Cina nel terzo secolo d.C., si dice che il Sutra del Loto sia stato tradotto in numerose versioni differenti di cinese, di cui sono ancora esistenti tre versioni complete. La traduzione di Kumarajiva (344-413 d.C.) del quinto secolo è considerata particolarmente eccellente; si pensa che la sua limpidezza filosofica e bellezza letteraria abbiano giocato un ruolo nella venerazione diffusa di questo sutra in tutta l’Asia Orientale.

Il titolo del Sutra del Loto nella traduzione di Kumarajiva, Myoho-renge-kyo, contiene l’essenza dell’intero sutra, e fu sulla base di questa consapevolezza che Nichiren (1222-1282) impose l’invocazione di Nam-myoho-renge-kyo come il nucleo della sua pratica buddista.
Il Sutra del Loto è considerato il sutra che realizza l’obiettivo dell’avvento di Shakyamuni nel mondo, espresso in queste parole: “All’inizio ho formulato un voto, sperando di rendere tutte le persone uguali a me, senza alcuna distinzione tra noi.” In altre parole, l’obiettivo dell’avvento di Shakyamuni era di mettere tutte le persone in condizione di raggiungere lo stesso stato di perfetta illuminazione che lo aveva reso noto come “Budda”, il “Risvegliato”.
Il Sutra del Loto contiene un numero di concetti rivoluzionari sia all’interno del contesto degli insegnamenti buddisti che all’interno di un più ampio contesto sociale dell’epoca. Molti di essi non sono stati formulati esplicitamente, bensì sono impliciti o concretizzati negli eventi straordinari, se non fantastici, descritti nel testo. L'abilità dei successivi studiosi del sutra, come T’ien-t’ai (538-597 d.C.) ha permesso di estrapolare e sistematizzare questi principi.
Un tema centrale del sutra è l’idea che tutte le persone, senza eccezioni e in ugual misura, possiedano “la natura di Budda”. Il messaggio del Sutra del Loto è quello di incoraggiare la fede delle persone nella loro natura di Budda, la loro capacità innata di sviluppare saggezza, coraggio e compassione. La capacità universale di illuminazione viene dimostrata attraverso gli esempi di persone per le quali questa possibilità era stata negata per tradizione, come le donne e chi aveva commesso cattive azioni.
In molti sutra alcuni tra i più importanti discepoli di Shakyamuni vengono condannati in quanto persone che, attraverso un arrogante attaccamento alle proprie abilità intellettuali e alla propria pratica concentrata sul sé, hanno “bruciato i semi della loro stessa illuminazione”. La profondità degli insegnamenti di Shakyamuni nel Sutra del Loto, comunque, risveglia in loro lo spirito di umiltà e compassione. Essi si rendono conto che tutte le persone sono strettamente collegate tra loro nella ricerca dell’illuminazione, e che se noi stessi desideriamo la felicità, è imperativo che lavoriamo per la felicità degli altri.
In questo sutra, inoltre, Shakyamuni dimostra di aver realmente raggiunto l’illuminazione nell’infinito passato, e non nella sua attuale esistenza come era stato supposto dai suoi seguaci. L’esempio concreto della sua stessa vita illustra il fatto che ottenere l’illuminazione non significa trasformarsi o diventare qualcosa che non si è. Al contrario, significa rivelare lo stato innato, “naturale” che già esiste al suo interno.
Come ha scritto Daisaku Ikeda, il Sutra del Loto è in definitiva una lezione di empowerment: «Ci insegna che l’intima decisione di un individuo può trasformare ogni cosa; conferisce espressione definitiva all’infinito potenziale e alla dignità innati in ogni vita umana».
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PostSubject: Re: La mia pratica Buddista   La mia pratica Buddista Icon_minitimeThu Feb 12, 2009 9:46 pm

Shakyamuni



Shakyamuni, il fondatore storico del Buddismo, visse in India intorno al 500 a.C. Dall’India, il Buddismo mahayana si diffuse attraverso l’Asia centrale e la Cina, fino ad arrivare in Giappone. La capacità di Shakyamuni di infondere speranza, coraggio e saggezza ha le basi nella sua profonda compassione e desiderio di salvare gli afflitti e i disperati. I suoi insegnamenti esposti e tramandati in forma orale in mezzo alla gente, ebbero un impatto in tutta l’India nordoccidentale. Dai numerosi scritti disponibili oggi, si può presumere che spesso espose i suoi insegnamenti in risposta alle domande delle persone.

Dato che l’attività di predicazione di Shakyamuni si estese per cinque decadi e coprì una considerevole area geografica, le persone che abbracciarono i suoi insegnamenti furono eterogenee, e di conseguenza variò anche la natura dei suoi numerosi insegnamenti, dando origine a un numero di interpretazioni e scuole diverse. Il Sutra del Loto, l’insegnamento che Shakyamuni predicò durante gli ultimi otto anni della sua vita è considerato all’interno della tradizione mahayana Tendai la più elevata delle scritture buddiste.

I primi insegnamenti di Shakyamuni avevano l’obiettivo di risvegliare le persone all’impermanenza di tutti i fenomeni, con lo scopo di liberarli dalle sofferenze che nascono dall’attaccamento egoistico a cose che il passare del tempo distruggerà o renderà insignificanti. Questo è un punto comune a tutte le scuole buddiste. Il Sutra del Loto insegnò anche l’esistenza di una verità innata e universale nota come natura del Budda, la cui manifestazione rende una persona in grado di provare una felicità assoluta e di agire con infinita compassione. È un insegnamento che conferma profondamente le realtà della vita quotidiana, e che incoraggia un impegno attivo verso gli altri e verso l’intera società umana.
Il Sutra del Loto si distingue tra gli insegnamenti di Shakyamuni anche per il fatto che rende l’ottenimento dell’Illuminazione una possibilità aperta a tutte le persone – senza alcuna distinzione basata su razza, sesso, condizione sociale o educazione
.
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PostSubject: Re: La mia pratica Buddista   La mia pratica Buddista Icon_minitimeThu Feb 12, 2009 9:47 pm

Nichiren


DaishoninZennichimaro (1222-1282) nacque in una famiglia di pescatori. Nel 1233 si recò al tempio di Seicho-ji, nella provincia di nascita di Awa, per studiare Buddismo. A sedici anni, poco dopo la tonsura, assunse il nome di Rencho e si trasferì a Kamakura per proseguire gli studi. Dopo essere tornato da Kamakura, si recò a Kyoto e Nara, gli antichi centri del Buddismo tradizionale in Giappone, dove acquisì una profonda conoscenza di tutti i sutra e della letteratura sul Buddismo. Nel 1253, tornato al Seicho-ji, Rencho adottò il nome di Nichiren (Sole-Loto), qui per la prima volta espose che la recitazione di Nam-myoho-renge-kyo era il mezzo per rivelare l’Illuminazione.

La natura rivoluzionaria del suo insegnamento sta nell’offrire a tutte le persone la possibilità concreta di raggiungere la sua stessa condizione illuminata, uno stato vitale di felicità assoluta, non influenzata dal mutamento delle circostanze esterne. Materializzò questa Legge in un oggetto di culto: il Gohonzon, le cui riproduzioni vengono affidate ai membri della Soka Gakkai.

Il termine “Daishonin” è un titolo onorifico che significa “grande saggio”. Nichiren Daishonin è considerato dai suoi seguaci il Budda originale dell’Ultimo giorno della Legge (che ha inizio duemila anni dopo la morte di Shakyamuni).
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PostSubject: Re: La mia pratica Buddista   La mia pratica Buddista Icon_minitimeThu Feb 12, 2009 9:49 pm

La Soka Gakkai Internazionale


La Soka Gakkai Internazionale è una associazione mondiale che conta oltre 12 milioni di membri in 192 nazioni e territori del mondo.

L'obiettivo è quello di creare una società pacifica che valorizzi la vita di ogni persona, basandosi sull'insegnamento propagato da Nichiren Daishonin e attraverso la diffusione della cultura del Buddismo.

E' proprio per contribuire a creare una pace vera e duratura fornendo informazioni sui temi che l'umanità deve affrontare e rinforzando la convinzione nella possibilità di un cambiamento, la Soka Gakkai Internazionale ha sponsorizzato mostre itineranti sulle armi nucleari, l'educazione e la guerra, impostate sulla volontà di dimostrare che è l'individuo ad avere il potere e la responsabilità di influenzare la società.

Daisaku Ikeda, presidente della Soka Gakkai Internazionale ha inoltre incontrato intellettuali, politici, accademici e “costruttori di pace” di tutto il mondo. Tra questi André Malraux; Norman Cousins; Nelson Mandela; Linus Pauling; Rosa Parks; Johan Galtung; Michail Gorbaciov; il brasiliano Austregésilo de Athayde, uno dei promotori della Dichiarazione dei Diritti Umani; Aurelio Peccei, il fondatore del Club di Roma; lo scrittore Chingiz Aitmatov; René Huyghe-storico dell'arte dell'Accademia di Francia; Karan Singh, John Kenneth Galbraith; Vàclav Havel.

Due importanti centri di ricerca e di approfondimento di studi sulla pace sono stati istituiti dalla Soka Gakkai Internazionale: l'Istituto Toda per la pace globale e la ricerca politica, con sede a Tokyo, e il Centro ricerche per il XXI secolo di Boston, con sede a Cambridge, nel Massachusetts. Queste istituzioni si impegnano a sostenere il dialogo interculturale e a far convergere le risorse intellettuali del mondo verso la pace.
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PostSubject: Re: La mia pratica Buddista   La mia pratica Buddista Icon_minitimeThu Feb 12, 2009 9:50 pm

Daisaku Ikeda

Nasce a Tokyo nel 1928.

A diciasette anni durante la seconda guerra mondiale, vive insieme alla sua famiglia le angosce e il dolore della guerra: i suoi quattro fratelli maggiori vengono arruolati nell'esercito e il più grande muore al fronte. Il giovane Ikeda decide di dedicare la vita a sradicare le cause profonde della violenza fra esseri umani.

A diciannove anni conosce Josei Toda, che diventerà il suo maestro e secondo presidente della Soka Gakkai, e prende fede nel Buddismo di Nichiren Daishonin. Tra i due, entrambi ardenti pacifisti, nasce un forte sodalizio spirituale e umano. Per realizzare il sogno del suo maestro, e dopo aver contribuito fortemente allo sviluppo della Soka Gakkai in Giappone, nell'ottobre del 1960 parte per le isole Hawaii, prima tappa del suo viaggio oltreoceano per diffondere gli ideali di pace buddisti.

Perseguendo l’obiettivo di pace e dialogo fra i popoli, ha costruito una rete di amicizia e fiducia in tutto il mondo. Nel 1968 promuove la normalizzazione delle relazioni diplomatiche tra Cina e Giappone e nel 1974 visita per la prima volta sia la Cina che l'Unione Sovietica. Ha in seguito incontrato capi di stato ed esponenti culturali di rilievo, da Nelson Mandela a Fidel Castro, da Henry Kissinger a Michail Gorbaciov, da Zhou En Lai a Corazon Aquino, al di là di ogni schieramento politico e ideologico, come lui stesso riassume: «Lavorare per la pace contro qualsiasi forma di violenza e contribuire al benessere dell'umanità attraverso la diffusione di una cultura e di una educazione umanistica».

Dal 1983 ogni anno rende pubblica una proposta di pace che, oltre a riguardare temi sempre attuali e globali come il nazionalismo, il disarmo nucleare, la povertà, l’analfabetismo e le crisi ambientali, propone delle possibili soluzioni.

Autore prolifico, i suoi libri sono tradotti in molte lingue.
Ha tenuto conferenze nei più prestigiosi atenei del mondo e, in virtù delle sue attività in nome della pace e della cultura, ha ricevuto numerosi riconoscimenti internazionali. Fra i tanti, citiamo il Premio per la pace delle Nazioni Unite, il premio umanitario dell'Alto commissariato per i rifugiati, la medaglia di Grande ufficiale delle Arti e Lettere del Ministero della cultura francese, la Croce onoraria delle scienze e delle Arti del Ministero dell'educazione austriaco.

In riconoscimento alle sue numerose attività ha ricevuto lauree honoris causa da prestigiose università di tutto il mondo. In Italia ha ricevuto l'Anello dottorale dall'Università di Bologna Alma Mater nel giugno 1994.
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PostSubject: Re: La mia pratica Buddista   La mia pratica Buddista Icon_minitimeThu Feb 12, 2009 9:52 pm

Il Gohonzon


La parola Budda evoca a molti l’immagine di una statua di un uomo asiatico seduto in meditazione. Dare un ruolo centrale a immagini di questo genere può sembrare contraddittorio per una religione che non si rivolge a divinità, ma queste immagini sono raffigurazioni simboliche delle qualità sublimi possedute dai Budda e dai bodhisattva a cui i praticanti aspirano. Idealmente, esse agiscono come una sorta di specchio per aiutare i fedeli a percepire la profonda dignità della loro vita e a manifestarla nelle azioni.

Per i praticanti buddisti la sfida centrale è percepire la condizione vitale della Buddità nella propria vita. Questa pratica in origine era l’“osservazione della mente”. Si trattava però di una pratica difficile che richiedeva alle persone di dedicarsi esclusivamente alla pratica meditativa. Il contributo di Nichiren Daishonin è stato quello di fornire uno specchio, il Gohonzon, che riflettesse perfettamente lo stato di Buddità insito nella vita, e che potesse così mettere in grado chiunque di manifestare questa natura di Budda.

Il Gohonzon (lett. go titolo onorifico, honzon oggetto di culto) è una pergamena scritta in cinese e sanscrito. L’uso della scrittura al posto dell’immagine indica l’impegno di Nichiren perché questo “specchio” fosse universale, libero dalle connotazioni di razza e sesso insito nei ritratti di specifici personaggi. Sulla pergamena sono sistemati i nomi di personaggi dell’universo buddista, che nel loro complesso simboleggiano le varie potenzialità della vita. Al centro è scritto “Nam-myoho-renge-kyo Nichiren”, in caratteri cinesi.

Myoho-renge-kyo è la versione giapponese del titolo del Sutra del Loto (in sanscrito Saddharma-pundarika-sutra). Nichiren considerava Myoho-renge-kyo come la Legge fondamentale o il principio dell’universo a cui Shakyamuni si era illuminato, l’“essenza” della Buddità.
Nichiren ha iscritto il Gohonzon per i suoi singoli seguaci, e i credenti oggi custodiscono una trascrizione stampata del Gohonzon nelle loro case. La pratica del Buddismo di Nichiren è la recitazione di Nam-myoho-renge-kyo di fronte al Gohonzon, in modo da armonizzare la propria vita con la natura di Budda che esso riflette.

La visione buddista della vita è profondamente olistica e non concepisce una separazione tra la nostra esistenza individuale e la vita dell’universo. Attraverso la preghiera attingiamo e facciamo emergere il potere della saggezza e della compassione dalla saggezza universale.
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PostSubject: Re: La mia pratica Buddista   La mia pratica Buddista Icon_minitimeThu Feb 12, 2009 9:55 pm

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