Con la prossima missione dello Shuttle, in programma per il 14 novembre, una copia della "Dichiarazione universale dei diritti umani" arriverà a bordo della Stazione Spaziale Internazionale (foto). E' un evento di alto significato simbolico, pensato per celebrare i sessant'anni trascorsi da quanto i diritti umani furono universalmente stabiliti, il 10 dicembre 1948, dall’assemblea delle Nazioni Unite.
Nel testo approvato in quel tempo di grandi speranze seguito alla tragedia della seconda guerra mondiale, spicca l'affermazione secondo cui "tutti gli uomini nascono liberi e uguali nella loro dignità e nei loro diritti", ciò che dovrebbe portare a un altrettanto universale "spirito di fratellanza".
Purtroppo basta guardarsi intorno per constatare che in molte parti del mondo, dall'Africa al Medio ed Estremo Oriente, le affermazioni della Dichiarazione dell'ONU sono del tutto ignorate e disattese. Ma proprio per questo l'iniziativa sostenuta dall'Esa e dalla Nasa acquista più importanza.
Sigillata in uno speciale imballaggio progettato per la trasferta spaziale, la copia della Dichiarazione verrà trasferita e conservata a bordo del Laboratorio europeo "Columbus". I paesi che aderiscono alla massima organizzazione internazionale sono ad oggi 192.
Rimaniamo in tema con un'altra notizia che arriva dal "palazzo di vetro" di New York. L’Unesco (organismo culturale dell’ONU) e la International Astronomical Union (IAU) hanno firmato il 30 ottobre un Memorandum di Intesa che garantirà la protezione dei siti storicamente più significativi per la cultura del cielo in senso lato: le piramidi d’Egitto, la città maya di Chichen Itza in Messico, il monumento megalitico di Stonehenge in Inghilterra (nella foto) e così via.
Il Memorandum rientra nel quadro delle iniziative che le Nazioni Unite, tramite l’Unesco, stanno prendendo in vista del 2009, proclamato Anno Internazionale dell’Astronomia su proposta partita dall’Italia, e in particolare da Franco Pacini dell’Università di Firenze.
La tutela del patrimonio archeologico e storico legato alla cultura del cielo è uno degli assi portanti dell’Anno Internazionale dell’Astronomia. Tra gli animatori dell’iniziativa si distingue Clive Ruggles, professore emerito di archeoastronomia all’Università di Leicester, Regno Unito.
I criteri di protezione dovranno essere ulteriormente precisati per poter inserire altri siti che ne faranno richiesta nella lista della “Astronomy and Worl Heritage Initiative”.
La International Astronomical Union (che riunisce più di diecimila astronomi di tutto il mondo) si propone di tutelare non solo siti archeologici ma anche, con pari priorità, siti e strumenti moderni che abbiano segnato tappe importanti nel progresso delle conoscenze astronomiche. “Un obiettivo – ha detto Clive Ruggles – tanto più importante in quest’epoca di globalizzazione che tende a fare della conoscenza un patrimonio davvero a disposizione di tutto il pianeta”.
(DAL WEB)