La protesi, realizzata nell'ambito progetto Neuromath, è riconosciuta dagli esperti come la più avanzata e sofisticata
Un uomo che indossa una cuffia con gli elettrodi per l'elettroencefalogramma immagina dei movimenti della mano e l'attività elettrica del suo cervello viene tradotta in istruzioni che fanno muovere una mano robotica, snodata e flessibile come una mano umana. E' il primo risultato del progetto Neuromath, presentato nei giorni scorsi a Roma nel convegno organizzato dalla Fondazione Santa Lucia e al quale l'Italia partecipa nell'ambito del programma europeo Cost. Entusiasta il commento del Nobel Rita Levi Montalcini che, aprendo il convegno, ha rilevato che si tratta di un risultato all'avanguardia in Europa e nel mondo. Quella messa a punto in Italia da Fondazione Santa Lucia, università di Roma La Sapienza e Scuola superiore Sant'Anna di Pisa non è la prima mano controllata ''con il pensiero" finora realizzata, ma è riconosciuta dagli esperti come la più avanzata e sofisticata. La mano robotica è stata progettata come dispositivo per la riabilitazione.
''L'obiettivo a lungo termine è trasformarla in una protesi robotica per persone amputate che possa generare movimenti su impulso dei segnali elettrici del cervello", ha detto il responsabile del progetto Neuromath, Fabio Babiloni, dell'università La Sapienza. L'idea di fondo, ha aggiunto, è che il pensiero possa far muovere oggetti e dispositivi". Oggi questo è possibile catturando due tipi di segnali: quelli dell'attività elettrica cerebrale rilevato con l'elettroencefalogramma e i segnali relativi al flusso sanguigno rilevati con la risonanza magnetica funzionale. ''Le interfacce tra cervello e computer si servono soprattutto sei segnali elettrici, che vengono catturati e inviati a una rete neurale che li riconosce e li invia a un oggetto esterno", ha detto la neurologa e neurofisiologa Donatella Mattia, della Fondazione Santa Lucia. ''Il fine ultimo - ha aggiunto - è offrire alle persone che hanno perso l'uso dell'apparato muscolare un nuovo canale per comunicare con l'ambiente esterno". Va in questa direzione il progetto Telethon coordinato dalla Fondazione Santa Lucia in collaborazione con l'Unione italiana per la lotta alla distrofia muscolare (Uildm), teso a creare ambienti nei quali una persona che non può muoversi riesce a controllare luci o elettrodomestici.
''Il progetto - ha aggiunto la ricercatrice - è stato testato e validato su 22 pazienti con disordini del movimento e distrofia muscolare''. Ci vorranno ancora dieci anni circa per uscire dalla fase sperimentale, ha detto ancora, ''ma siamo sulla strada buona". Nel frattempo si pensa al futuro. L'obiettivo dei prossimi cinque anni è realizzare dispositivi senza fili, nei quali i segnali dell'attività cerebrale possano essere trasmessi con la tecnologia wireless. Ci vorranno invece ancora dieci anni almeno per rendere queste apparecchiature più piccole e leggere, con elettrodi ''a secco" per l'elettroencefalogramma, che possono essere nascosti fra i capelli e fissati senza gel, e computer sempre più piccoli. Il campo delle applicazioni, invece, è destinato a diventare sempre più vasto. Oltre che per la riabilitazione, si pensa a utilizzare questa tecnologia nelle missioni spaziali, dove astronauti costretti a lavorare in piccoli ambienti possano controllare ''col pensiero" dispositivi e apparecchiature. L'obiettivo ancora più ambizioso, infine, è portare questa tecnologia nella vita di tutti i giorni, con case nelle quali si possano controllare con il pensiero luce, gas ed elettrodomestici.